C'è uno spazio fotografico a metà tra la dimensione pubblica e l'ambito privato che è una sorta di corpo intermedio, si tratta appunto dei luoghi di aggregazione e di ritrovo, di consumo materiale e del tempo libero
Luigi Gallotta, come i migliori fotografi "locali" è quasi sempre onnivoro, mobilissimo, un occhio proteiforme e presente; l'archivio ricompone e offre alla ricerca un catalogo variegato, dove c'è spazio per la fotografia commerciale e pubblicitaria, per gruppi in città o al mare, per i bambini e le scuole, per la documentazione di esercizi commerciali, dei mestieri e dei mercati, delle botteghe artigiane, all'insegna della quantità e della capillarità.
Lo sfondo assume valenza quanto il primo piano, la scena include naturalmente brandelli di retroscena, con il progressivo scivolamento del pubblico nel privato.

Il chiacchiericcio dei piccoli gruppi restituisce l'andamento vivace di una sociabilità maschile coltivata nello spazio pubblico e ora distratta dall'evento fotografico, man mano poi la scena si arricchisce con soggetti diversi che entrano a farne parte (donne, giovani, bambini)e si impone all'obbiettivo la raffigurazione di una nuova e pulsante vita collettiva.
Lo scenario di inizio '900 si andava arricchendo però di altri luoghi di pubblico incontro. Intanto, ai bordi di altre piazze e piazzette si notavano le attraenti insegne dei caffè, nei cui locali si svolgeva un'intensa vita di relazione.

Nelle principali città e centri urbani luoghi informali di sociabilità come i caffè resero sempre più effimero il confine tra l'auto-rappresentazione dello status sociale elitario nella sfera privata del salotto e la sua proiezione nella vita pubblica.
Andando avanti nel tempo spazi crescenti, un tempo invitanti piazze e piazzette, erano sottratti all'incontro tra le persone per essere utilizzati come luoghi di parcheggio, come avviene per zone non marginali dei centri storici di Eboli e della piana del Sele.